LA LETTERA DEL LUNEDI'
Cari bambini,
ogni lunedi' troverete in questa pagina una mia lettera indirizzata a voi. Vi parlero' un po' di tutto. Dei fatti che accadono intorno a noi, delle novita' che possono riguardare i miei libri, di pensieri che mi piacera' condividere con chi mi segue con simpatia da tanto tempo, di storie che scopro o che mi raccontano, di ricordi che possono incuriosirvi, di scuola e di tante altre cose.
Ciao a tutti
Angelo
LETTERA N. 13
questa è l'ultima lettera che vi rivolgo dal sito. Chi vorrà scrivermi individualmente, potrà farlo e risponderò a tutti.
Molti di voi mi hanno ringraziato per le proposte di lavoro che ho inserito nelle lettere del lunedì, altri per la familiarità con cui ho dialogato con tutti, altri per aver tenuto loro compagnia in momenti difficili sia con i miei racconti sia con le mie poesie.
Ma anch'io vi ringrazio per l'entusiasmo con il quale avete reso così ricco di vita il sito che ha ospitato i vostri scritti.
È bello quando grandi e piccoli scoprono tante ragioni per stare bene insieme: genitori e figli, maestre e alunni, scrittori e lettori.
Così non si è soli e si guarda con più fiducia al futuro. Nella vita conta il rispetto reciproco, nessuno deve prevaricare sugli altri, qualche volta bisogna tenere a freno il proprio egoismo e imporsi dei sacrifici per il bene comune. Nessuno di noi è un'isola, siamo legati gli uni agli altri da tanti legami e i ponti che ci uniscono vanno rinforzati, non abbattuti.
In queste settimane avete fatto i conti con queste necessità e spero che restino in voi come delle convinzioni profonde. Vi renderanno la vita migliore e vi permetteranno di renderla migliore agli altri: in famiglia, tra amici, nell'umanità.
Ho pensato di chiudere quest'ultima lettera del lunedì con quella che la professoressa Valentina indirizza ai suoi alunni alla fine dell'anno scolastico in IL LIBRO CUORE DI VALENTINA.
Credo che molte delle sue affermazioni potrebbero essere sottoscritte dalle vostre maestre. Le ammiro davvero per la passione con cui fanno un lavoro nel quale spendono per voi la parte migliore di sé stesse.
Un abbraccio a tutti
Angelo
Cari ragazzi,
lo so che alla vostra età si è più portati a guardare avanti che a voltarsi indietro.
E tuttavia penso che sia utile fermarsi un momento a fare un piccolo bilancio dell'anno appena trascorso.
Era il mio primo anno di insegnante di ruolo e l'ho cominciato con una certa ansia. Sarei stata all'altezza del compito? Sarei riuscita a interessarvi agli argomenti che vi avrei proposto? Sarei stata in grado di farvi amare la scuola? Di farvi venire volentieri ogni volta, ad ascoltarmi e a dialogare con me?
Era questo il mio proposito principale. Se entrare nell'aula non è una fatica, ma l'occasione di passare un'ora o due in compagnia di persone con le quali si sta bene, allora si può imparare insieme qualsiasi cosa: una poesia, una regola di grammatica, una lezione di storia o di geografia.
Lo so perché è successo a me quando avevo la vostra età e stavo seduta ai banchi che voi avete occupato quest'anno.
Ho imparato molto da voi, conosco le vostre storie perché me le avete raccontate, perché vi siete fidati di un adulto che non ha mai voluto giudicarvi, ma solo capirvi.
Ho fatto tesoro dei vostri pensieri, dei vostri dubbi, delle vostre emozioni, anche quando facevate fatica ad esprimerle, perché temevate di essere considerati goffi e infantili.
Vi ho sempre spronati ad essere sinceri, a scoprire che cosa vi sta davvero a cuore e a rimanere fedeli a voi stessi. Non è ancora presto per capire che non dovete mai essere la brutta copia di qualcuno. Anche le persone che più ammirate non devono condizionare la vostra vita e le vostre scelte. Dovete sentirvi liberi di percorrere la strada che pensate vi porterà più lontano.
Io, per parte mia, mi sono sforzata di essere onesta con tutti. Spero di essere riuscita a suscitare in voi curiosità, voglia di sapere, bisogno di fare domande e di cercare risposte.
Spesso noi grandi abbiamo paura di parlare ai ragazzi di cose complicate, perché li giudichiamo superficiali.
Io non l'ho mai creduto, perciò non ho mai esitato a sollecitare i vostri pensieri su temi e argomenti difficili. Voi avete sempre accettato questa scommessa e non vi siete tirati indietro con pretesti e scuse.
Penso che questo sia il risultato più bello che ho conseguito nel mio lavoro. Vorrei rievocare una per una le occasioni in cui abbiamo discusso, ragionato, riflettuto. Ma ormai fanno parte del vostro bagaglio di memorie.
Adesso avete le vacanze davanti a voi. Un periodo di tempo prezioso che spero possiate sfruttare in piena libertà.
Trovate anche il tempo per leggere alcuni dei libri che vi ho consigliato. Prima o poi, in qualcuna delle loro pagine incontrerete un pensiero che sembrerà scritto per voi.
Buone vacanze a tutti.
La vostra prof Valentina
LETTERA N. 12
il sito si è arricchito di un'altra sezione: I GENITORI SCRIVONO.
Hanno preso la parola gli adulti che hanno condiviso con voi le fatiche, le regole, le restrizioni che ci sono state imposte in queste ultime settimane e lo hanno fatto con una sincerità e una lucidità che mi hanno personalmente molto emozionato.
Presi dal lavoro, dagli obblighi familiari, dalle attenzioni da dedicare a chi ha bisogno di loro, i grandi non hanno spesso occasione di stare da soli con sé stessi, per riflettere sulla loro vita piena di impegni e con poche pause.
E tuttavia alcuni di loro hanno trovato il tempo per raccontarsi e prendersi cura delle loro emozioni. Le parole per dirle sono sgorgate naturalmente e la scrittura ha dimostrato ancora una volta che aiuta le persone a stare meglio e a vedere più chiaro in sé stessi.
È quello che è successo anche a voi, con le vostre storie, i vostri diari, le vostre poesie.
Leggete le lettere delle vostre mamme, dei vostri papà, delle vostre insegnanti e consideratele come un dono delle persone che vi amano, che vi aiutano ad affrontare il presente e a costruire il vostro futuro.
Da oggi in poi non vi darò più indicazioni di lavoro. Attenderò la consegna degli elaborati che state terminando. Avete fatto molto ed è arrivato il momento di prendersi una lunga pausa, di riposarsi, di impigrirsi un po'.
Ma la pigrizia non deve coinvolgere la lettura. Scegliete i libri che più amate e abbandonatevi con essi al piacere di perdervi nelle storie.
I libri, questi amici silenziosi che attendono pazienti sugli scaffali di essere presi, sfogliati, letti, amano il silenzio e la solitudine. Ma si tratta di un silenzio pieno di voci e di una solitudine piena di incontri che possono cambiare la vostra vita.
Nel capitolo 50 delle AVVENTURE DELLA GATTA LUDOVICA, la nostra gatta incontra una anziana signora che vive in compagnia dei suoi ricordi e che sfoglia gli album che li racchiudono.
Quando mostra a Ludovica la foto che la ritrae da neonata, dice, con un po' di ironia su sé stessa: "Ero buffa e simpatica, come tutti i neonati. Ma già allora si capiva che sarei stata una persona piccola. Perciò ho cercato di compensare questa condizione sviluppando un cervello grande. Ho studiato molto e ho letto centinaia di libri. Ma da un po' di tempo non leggo più come una volta. Gli occhi si sono appannati e mi sento più sola".
Proprio così, con i libri non si è mai soli.
IL LIBRO
Vi riporto la mia poesia sui libri che vi ho segnalato in un'altra occasione
Il libro
Un libro d'avventure
freme sullo scaffale,
è pieno di paure
che però non fan male.
Un libro di poesie
vuol essere cullato,
è pieno di fantasie
che un poeta ha sognato.
Un libro tutto vero
è pieno di tanta vita,
l'ha scritto un romanziere
che tutta l'ha patita.
Un libro di misteri
attrae chi si annoia,
riempie di pensieri,
regala qualche gioia.
I libri in libreria
non amano star chiusi,
son pieni di malia
vogliono che li usi,
racchiudono sorprese
per chi li sa sfogliare,
aprono pianure estese
a chi non sa più amare.
Infine, vi faccio leggere in anteprima un testo, sotto forma di lettera, che ho scritto per una casa editrice che lo regalerà con un video agli alunni delle scuole italiane alla fine dell'anno scolastico.
IL RITORNO
Care bambine e cari bambini,
quando torniamo da un viaggio, siamo sempre un po' diversi da come eravamo quando siamo partiti. Abbiamo visto paesaggi nuovi, incontrato tanti sconosciuti, ascoltato suoni cui non eravamo abituati, annusato odori che ignoravamo.
Io ho una bella esperienza al riguardo, perché ho cominciato a viaggiare sin da piccolo e ho percorso strade affollate di persone che parlavano una lingua diversa dalla mia e che si salutavano e si abbracciavano in un modo diverso dal mio. Allora mi sono fatto una idea nuova del mondo e sono cambiato per sempre.
In queste settimane di isolamento in casa, è come se anche voi aveste fatto un viaggio, imprevisto e inimmaginabile.
Un viaggio che vi ha portati a conoscere situazioni nuove, ad incontrare regole cui non avreste mai pensato di adattarvi. La vostra vita scorreva uguale, le vostre giornate erano cadenzate da appuntamenti abituali: entrare in aula, trascorrere molte ore con i vostri compagni, fare una puntata ai giardini all'uscita da scuola, frequentare una società sportiva, seguire un corso di danza, uno di nuoto e così via.
Poi, di colpo, tutto si è fermato, e queste consuetudini si sono interrotte. All'inizio, molti di voi non volevano crederci. Perché non posso andare a scuola? Perché non posso giocare sotto casa? Perché non posso andare a trovare la mia amica e fare i compiti insieme?
Perché non posso incontrare mio nonno e fargli vedere come sono diventata brava ad andare in bici?
Perché non posso andare in biblioteca a chiedere in prestito un libro alla mia amica bibliotecaria?
Perché nel fine settimana non posso andare in collina con il mio zaino in spalla o trascorrere una giornata al mare con i miei genitori?
Poi avete capito che stavate per affrontare un viaggio che sarebbe stato lungo e pieno di costrizioni.
Forse per la prima volta vi siete interrogati sul significato della parola "libertà": libertà di decidere e di agire secondo i vostri bisogni e i vostri desideri.
Vi siete affacciati alle finestre, siete usciti sui balconi, e le strade deserte e le piazze vuote vi sono sembrate irriconoscibili. I rumori erano scomparsi, le voci erano ammutolite e una calma innaturale sembrava aver abbracciato il mondo come per assopirlo o immobilizzarlo.
I grandi hanno cercato di spiegarvi perché stava accadendo tutto questo. Vi hanno parlato di un virus invisibile, della necessità di difendersi e di proteggersi dalla sua aggressione per non ammalarsi.
Ma un conto è parlare alla testa, un conto è parlare alle emozioni e ai sentimenti che condizionano la vostra vita. E dentro di voi avete protestato con il cuore, avete pensato che non era giusto.
Ma il viaggio era cominciato. È stato un viaggio in cui avete imparato tanto, in cui avete scoperto che eravate più forti di quello che credevate, pieni di risorse che non avevate mai sfruttato.
Siete stati bravi, pazienti, coraggiosi.
È stata dura rinunciare alla scuola, non entrare nelle aule dove non si studia soltanto lingua e matematica, ma si impara anche a vivere e a crescere insieme.
I piccoli bisticci, le improvvise gelosie, le amicizie che nascono e si concludono, i giochi nel corridoio, i salti con la corda in cortile, le partitelle sui prati, le confidenze con la maestra del cuore: vi hanno sempre aiutati a conoscere meglio voi stessi e gli altri.
Nel vostro nuovo viaggio, invece, la scuola si è completamente trasformata.
La maestra che appariva sullo schermo di un computer non sembrava la vostra maestra, non potevate alzare la mano per richiamare la sua attenzione, per confessarle a tu per tu che certe cose non le avevate proprio capite.
Ma vi siete adattati, vi siete imposti la disciplina che vi veniva richiesta. Lo avete fatto con serietà e rigore.
E io so perché. Dentro di voi sentivate che questo viaggio prima o poi sarebbe finito, che un giorno o l'altro sareste tornati alla vostra vita di prima. Era un desiderio, una speranza e una convinzione.
E avevate ragione. Il viaggio sta per finire. Avete cominciato ad uscire di casa, a frequentare le ville e i parchi, a incontrare le persone che amate, sia pure ancora con la protezione di una mascherina.
Queste mascherine le indossate quasi con orgoglio, vi fanno sentire più grandi. E, in effetti, durante queste settimane siete diventati più grandi, ora ragionate in modo diverso da come ragionavate all'inizio del viaggio. Siete diventati più forti, più maturi e avete imparato ad assumervi delle responsabilità dalle quali i grandi vi tenevano lontani. Ma voi avete dimostrato che la vostra voglia di vivere è più forte di tutto, di ogni virus presente e futuro.
Ecco perché il vostro ritorno alle abitudini di qualche mese fa è segnato da una gioia forte e consapevole. Adesso sapete meglio di prima che cosa davvero conta nella vostra vita, che cosa è davvero importante per renderla bella e significativa e quanto sia preziosa la solidarietà con gli altri per fare insieme un comune cammino.
Bentornati a tutti.
Angelo
LETTERA N. 11
vi avvicinate alla fine di un anno scolastico indimenticabile. Sono contento di avervi tenuto compagnia per alcune settimane. Oltre che da scrittore, l'ho fatto anche da maestro. È stato come avere di fronte una classe con centinaia di alunni.
Conosco soltanto alcune decine di voi, perché vi ho incontrati nelle vostre scuole. Di tutti gli altri ignorerò per sempre i volti, ma avrò ben presenti le loro personalità: quelle che hanno espresso con i loro pensieri, le loro storie, le loro lettere.
Noi non contiamo per l'aspetto fisico col quale ci mostriamo agli altri, ma per la ricchezza della nostra interiorità, per la sincerità con cui ci offriamo agli altri, per i sentimenti che coltiviamo.
Tutto questo è affiorato dai vostri scritti. Sono essi la vostra carta di identità. Chi vorrà conoscervi davvero, andrà a rileggerseli ed è con essi che rimarrete nel ricordo e nel cuore degli altri.
A cominciare da me.
Nel mio mestiere di maestro ho cercato di formare dei lettori e degli scrittori. E i miei alunni, oggi padri e madri (qualcuno addirittura nonno) ricordano con nostalgia ed emozione le ore trascorse a scuola ad ascoltare una storia o a raccontare sulla pagina i loro desideri, i loro sogni, la loro vita.
A volte, questi uomini e queste donne li incontro con i loro figli, rievochiamo i nostri comuni ricordi, ci scambiamo le foto di anni lontani.
Sono contento di vedere che quasi tutti hanno realizzato i progetti che cominciavano a immaginare sin da piccoli. Qualcuno invece, ha preso strade diverse.
Il cammino della nostra vita non è mai prevedibile. Perciò dobbiamo essere pronti a cogliere le occasioni che si offrono per scegliere le strade migliori che ci permettano di essere contenti di noi stessi.
Bisogna essere armati di fiducia, speranza, coraggio. Proprio le doti che avete messo in opera in queste settimane.
Adesso però potete uscire, rilassarvi, recuperare la serenità che in tanti momenti vi è sembrato di avere perso. Potete, cioè, ridiventare bambini dopo che tante volte vi è stato chiesto di comportarvi da adulti.
2. Una proposta per i grandi
Non dimentichiamoci che queste settimane sono state una prova faticosa anche per i grandi che vi sono stati vicini.
Qualcuno di essi avrà manifestato a voce, in famiglia, le sue preoccupazioni, la sua stanchezza, i suoi dubbi sull'avvenire. Qualcuno li avrà tenuti dentro di sé, per non mortificare i più piccoli.
Allora vorrei chiedere a questi adulti (madri, padri, nonni e così via): perché non ci raccontate come avete vissuto questo periodo? Quali sentimenti avete provato? Come avete modificato le vostre giornate? Quali sono stato i momenti più difficili e quelli più belli?
Potete farlo con una lettera, con una pagina di diario, con qualche semplice pensiero.
In questo modo, aiuterete i bambini a mettersi nei vostri panni, a conoscervi meglio.
In fondo alle vostre riflessioni, basta mettere un nome, nient'altro.
Naturalmente, lo farà solo chi vuole. Non è un compito di scuola ma una lezione di esperienza che fornirete a tutti, piccoli e grandi.
3. Lettera del maestro Alberto Manzi ai suoi alunni di quinta.
Alberto Manzi fu un grande maestro oltre che un grande scrittore (1924-1997). Cercate i suoi libri per ragazzi e li troverete ancora oggi belli e significativi.
Poiché tra di voi ci sono bambini che quest'anno fanno quinta, ho pensato di farvi leggere la lettera che il maestro Manzi scrisse ai suoi alunni al termine di un ciclo di cinque anni passati insieme.
Eccola. Contiene una serie di messaggi che ogni maestro, o maestra, dovrebbe lasciare ai suoi alunni come commiato
Cari ragazzi di quinta,
Abbiamo camminato insieme per cinque anni. Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti.
Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore. Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. È vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. e in fondo in fondo siamo stati felici. Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti "sangue dello stesso sangue".
Ora dobbiamo salutarci.
Io devo salutarvi.
Spero che abbiate capito quel che ho cercato sempre di farvi comprendere: NON RINUNCIATE MAI, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, AD ESSERE VOI STESSI. Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o "addomesticare" come vorrebbe.
Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra identico e non lo è mai. Voi proseguite e la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. È vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario. D'altra parte, voi non ne avete bisogno. Siete capaci di camminare da soli a testa alta, PERCHÉ NESSUNO DI VOI È INCAPACE DI FARLO.
Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi, SE VOI NON LO VOLETE. Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello SEMPRE in funzione; con l'affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa riuscire ad amare, e… amore, amore.
Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio.
Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi.
E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto. Ma se qualcuno, qualcosa vorrà distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché voi siete parte di me, e io di voi.
Ciao.
Alberto Manzi, 1976
LETTERA N. 10
oggi voglio dedicare qualche pensiero alle vostre maestre. È anche merito loro se state realizzando tanti bei lavori, pur in condizioni difficili. Come voi, anch'esse hanno dovuto adattarsi a un tipo di insegnamento complicato.
Qualcuno dice che le lezioni a distanza, le cosiddette videolezioni, saranno sempre più diffuse in futuro.
Può darsi. Ma esse non potranno mai sostituirsi alle lezioni che si tengono all'interno di una classe.
In un'aula l'insegnamento avviene anche con i gesti, uno sguardo, un sorriso.
In classe scambi un segreto con un compagno, fai una confidenza alla maestra, chiedi un consiglio e c'è sempre qualcuno che ti ascolta e ti fa sentire meno solo.
Dunque, quando tornerete a scuola a settembre sarà una grande vittoria e le videolezioni un'esperienza da ripetere qualche volta non per necessità, ma per opportunità, magari per leggere una storia mentre siete a casa, non per fare una lezione di matematica.
Molte delle insegnanti che hanno contribuito a rendere il sito una miniera di scrittura, le conosco personalmente.
Per esempio, Anna e Simona della scuola Anna Frank di Druento. Per anni ho visto crescere i loro alunni, che incontravo regolarmente all'inizio e alla fine di un anno scolastico, in una scuola dove ero accolto con calore.
Ma anche Lucia, che insegna a Volpiano, o Neva, che insegna a San Gillio, comuni in provincia di Torino.
Altre insegnanti avevo in programma di incontrarle con i loro alunni proprio in questo mese nella scuola Anna Frank di Leinì. Come Pina(che insieme ai suoi alunni di quinta ha contribuito con entusiasmo ad arricchire il sito), Bruna e Barbara(che però conoscevo già).
Purtroppo, i bambini di quinta non avrò più occasione di incontrarli, perché l'anno prossimo andranno in prima media. Ma è come se li avessi conosciuti di persona attraverso i pensieri con i quali si sono raccontati.
E poi ci sono tante insegnanti, in altre parti d'Italia, che hanno preso spunto dal sito per programmare dei lavori con i loro alunni.
Le maestre spesso lavorano in silenzio, fanno delle cose bellissime che restano sconosciute ai più.
Il loro è un lavoro prezioso e unico. Tutti i giorni incontrano i bambini, li accompagnano in anni importanti per la loro crescita, e si sforzano, con fatica e passione, di lasciare in loro il ricordo di una infanzia serena sui banchi di scuola.
2. Un po' di storie.
In queste settimane ho scritto molte storie.
Ne riporto alcune. Se volete, scrivetemi e ditemi quale vi è piaciuta di più.
Da più di cento anni un virus se ne stava celato in un profondo nascondiglio.
Ma dopo tanto tempo cominciava ad annoiarsi.
-È ora di darsi una mossa - si disse. - Voglio far vedere a tutti quello che valgo.
Salì alla superficie e, appena entrò in contatto con l'aria, si moltiplicò a milioni.
Corse di qua, corse di là, sciamò nelle strade, entrò nelle case, e dovunque arrivava provocava disastri.
La gente si difendeva come poteva, si isolava, si proteggeva con le mascherine.
Ma il virus si faceva beffe di tutti, voleva mettere gli uni contro gli altri.
Invece ottenne l'effetto contrario. Le persone cominciarono ad aiutarsi le une con le altre e rinsaldarono i loro legami di amicizia e di affetto.
Il virus capì che non ce l'avrebbe mai fatta a sconfiggerli tutti e, rabbioso, se ne tornò nel suo profondo nascondiglio, per passare altri cento anni da solo, odiato da tutti.
Era un maestro che stava per andare in pensione. Ma durante l'intervallo in cortile, continuava a fare da arbitro ai bambini che organizzavano una partita di calcio sul prato.
Un giorno non si accorse di un rigore molto evidente e la squadra che aveva subito il fallo protestò.
-Maestro, a cosa stavi pensando? - gli chiesero i bambini.
Stava per rispondere: -A tanti anni fa quando anch'io, alla vostra età, giocavo a pallone sui prati intorno a casa mia.
Invece disse: -Scusate, mi ero distratto.
Una mamma stava cantando una ninna nanna al suo bambino, per addormentarlo nella culla.
Ma era molto stanca e, a un certo punto, chinò la testa sul petto e si addormentò.
Il bambino, che era ancora sveglio, stava per protestare. In quel momento, però, entrò nella stanza suo padre. Quando vide che la moglie si era addormentata, si mise a cantare una delle ninne nanne che lei gli aveva insegnato.
Ma era stanco anche lui e dopo un po' si addormentò accanto alla moglie.
Il bambino non protestò, perché aveva appena preso sonno.
Tra un mese esatto sarà in libreria LE AVVENTURE DELLA GATTA LUDOVICA!
Buona settimana a tutti
Angelo
LETTERA N. 9
quando leggerete questa lettera, probabilmente molti di voi avranno già fatto le prime passeggiate nei parchi o nei giardini.
Avranno di nuovo sentito sotto i piedi la cedevolezza della terra umida, annusato l'odore dell'erba appena tagliata, udito il fruscio delle foglie scomposte dal vento.
Quante volte vi siete soffermati su queste sensazioni, quando andare ai giardini e correre nei parchi era una cosa normale? Quasi mai, forse.
Adesso, invece, tutto vi sembra nuovo, e avete l'impressione di scoprire il mondo e la natura per la prima volta.
Mai apprezziamo tanto le cose che ci circondano, come quando ci sono mancate per lungo tempo.
Molti dicono che dopo questa dolorosa esperienza diventeremo tutti migliori, che apprezzeremo di più ciò cui prima non davamo molta importanza, che ci sentiremo più vicini gli uni agli altri.
Speriamolo.
Ma le cose non accadono automaticamente. Per migliorare, per diventare più comprensivi, solidali, generosi, non basta un vago proposito o una intenzione generica.
Ci vuole un impegno preciso, da esercitare giorno per giorno, come hanno fatto i medici, gli infermieri e le infermiere che hanno curato gli ammalati con fatica, dedizione, passione per il loro lavoro.
Forse mi chiederete: e noi bambini che cosa possiamo fare? In che modo dobbiamo cambiare?
In realtà, senza rendervene conto, voi siete già cambiati. Avete fatto dei sacrifici, avete avuto pazienza, avete dimostrato coraggio, in casa siete stati protagonisti, avete dato il vostro contributo a conservare la serenità familiare. Come ho detto in una precedente lettera, siete diventati più grandi dentro, nel modo di ragionare e di pensare, avete modificato un po' il vostro carattere, d'ora in avanti non vi tirerete subito indietro quando qualcuno avrà bisogno di voi.
Il mondo diventa migliore quando ciascuno fa la sua parte, senza cercare scuse per sottrarsi ai suoi doveri.
In generale, i grandi hanno spesso paura di affidare ai bambini dei compiti che credono siano troppo grandi per loro.
Ma cosa avete fatto voi in queste settimane? Non avete forse affrontato una esperienza che vi ha turbati, forse angosciati a momenti? E tuttavia non avete reagito lamentandovi e aspettandovi tutto dagli altri.
Siete stati forti, o almeno avete provato a darvi forza con tenacia e orgoglio.
Ai bambini bisogna chiedere il giusto, ma non bisogna avere paura, a volte, di chiedere anche qualcosa in più, avendo fiducia in loro.
Io ho sempre agito così quando facevo il maestro e i bambini non reagivano quasi mai con pigrizia e indifferenza all'invito a dare il meglio di sé stessi.
Abbiamo tutti dentro di noi delle forze nascoste che aspettano solo un'occasione per venire alla luce e mostrare di cosa siamo capaci.
2. Un nuovo racconto
Il racconto di lunedì scorso si chiudeva con la speranza di tornare presto a giocare.
Se volete sentirlo leggere da una brava maestra, che si chiama Patrizia e insegna nella scuola Pertini di Torino, cliccate su questo link: https://youtu.be/4dncMqi2ruM.
Ieri ho pensato di scriverne un altro in cui Ludovica racconta il suo primo incontro con i bambini appena usciti dalle case.
Si intitola I BAMBINI SONO TORNATI! e lo trovate di seguito al primo.
Ludovica è diventata ormai un'amica per tanti e lo diventerà per molti di più quando, tra poche settimane, potrete avere tra le mani le sue avventure accompagnate dalle splendide illustrazioni della bravissima Sara Not.
3. Da una storia corta a una storia lunga.
Qui di seguito riporto una storia corta, anzi cortissima, che ho scritto in cinque secondi.
Eccola:
Un gatto si svegliò. Vide che tutto era tranquillo e si riaddormentò.
È composta soltanto di due frasi. Ma dopo averle lette, non suscitano tanti interrogativi?
Per esempio:
1.Si tratta di un gatto giovane o di un gatto anziano?
2.È un gatto domestico o randagio?
3.Se è domestico, dove sta dormendo? Su un divano? Nella sua cesta? In cucina?
4.Se è randagio, se ne sta acquattato sotto un'auto? Al riparo d'un cespuglio?
5.In che stagione dell'anno siamo? Piove o c'è il sole?
6. Chi lo ha svegliato? Una voce? Un rumore?
7.E giorno? È notte?
8.A chi appartiene? A un bambino? A un anziano?
La mia proposta è: partite dalla mia storia corta e, con l'aiuto delle domande che ho elencato, inventate voi la storia di un gatto, aggiungendo anche altri particolari che io non ho segnalato.
Buona settimana a tutti
Angelo
LETTERA N. 8
presto tornerete a giocare nei giardini, nei prati e nei parchi, sia pure con le debite precauzioni che vi indicheranno i vostri genitori.
Quando rimetterete piede nell'erba o farete una capriola all'aperto, dovete essere orgogliosi di voi stessi. Per settimane avete pazientato, avete sofferto, vi siete inventati una specie di vita nuova. Anche voi siete stati dei piccoli guerrieri e delle piccole guerriere nella battaglia che tutti insieme stiamo conducendo contro il corona virus.
Insieme alle vostre insegnanti, vi siete armati non solo di pazienza e di buona volontà, ma anche di parole. Con le parole avete tenuto a bada la malinconia e la paura, ma avete espresso anche la vostra intelligente creatività.
Ho insegnato per tanti anni e ho coltivato sempre con passione l'amore per la scrittura nei bambini.
Perciò sono in grado di giudicare come pochi i risultati dei vostri sforzi. Vi siete dedicati alla scrittura con divertimento e serietà.
È questo che fa uno scrittore. Scrive per la gioia di scrivere, ma la sua gioia è accompagnata da una grande serietà. Lo scrittore sa che meritano rispetto non solo le parole, ma anche i lettori che le leggono.
Ed è così che vi siete comportati voi. Leggendo, per esempio, i vostri stornelli e i ricordi che avete enumerato come se fossero delle tappe importanti della vostra vita, avete fatto tutti un magnifico lavoro.
Un giorno sarebbe bello raccogliere in un libro tutti questi vostri prodotti. Ne verrebbe un libro di ricordi, di coraggio e di fiducia nel futuro.
Per il momento, restano nella vetrina del mio sito, dove i visitatori (e sono tanti) si soffermano un po' per curiosità, un po' per trarre ispirazione dai vostri pensieri.
Per prepararvi ai passaggi dei prossimi giorni, come segno di speranza, ho pensato di scrivere un racconto che ha per protagonista la nostra gatta Ludovica e il buon vecchio Amelio: TORNEREMO PRESTO A GIOCARE, LUDOVICA!
Lo trovate sulla homepage del sito, sotto la copertina del libro che sarà in libreria tra poco più di un mese.
2. I GIOCHI OGGI
A proposito dei giochi che presto potrete riprendere anche all'aperto, mi piacerebbe saperne di più su quelli cui vanno le vostre predilezioni.
Io ho trascorso la mia infanzia in campagna e la mia libertà di movimento era massima. Spiavo le lucertole, salivo sugli alberi, correvo fino a sfinirmi su immensi prati, seguivo con occhio curioso il farsi e il disfarsi delle nuvole in cielo. Quanto ai giocattoli, me li costruivo con le mie mani con pezzi di legno che lavoravo all'interno di una falegnameria. Le mie mani erano abili, veloci, flessibili. Pollice, indice, medio, anulare e mignolo lavoravano in collaborazione felice tra loro. Adesso, invece, sulla tastiera del mio computer adopero solo alcune delle dita. Il mignolo, poverino, non batte mai un tasto.
Che ne dite di far conoscere meglio a me, e ad altri adulti che li ignorano, quali sono i vostri giochi preferiti? Non solo quelli che praticate all'aperto, ma anche quelli cui ci si può dedicare in casa e che in queste settimane hanno avuto la meglio sugli altri.
Credo che impareremmo parecchio dalle voci dei diretti interessati: cioè voi.
3.Una poesia famosa
Avete mai giocato con l'aquilone? Io sì. Anche questo era costruito da noi bambini con carta e asticelle sottili di legno. Non sempre riuscivamo a farlo decollare. Ma quando, ogni tanto, veniva preso dal vento e portato in alto, be', una felicità immensa coronava i nostri sforzi e le nostre pazze corse.
Giovanni Pascoli era un poeta. Ha scritto delle poesie che ancora oggi si possono far gustare ai bambini e alcune della quali facevo imparare a memoria ai miei alunni, perché erano pieni di rime, di ritmo, di musica.
Vi trascrivo solo la prima parte di una che parla proprio di aquiloni. È una poesia non semplice. Potranno leggerla i più grandi con l'aiuto di un adulto.
Buona settimana a tutti.
Angelo
L'AQUILONE
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle querce agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'innalza.
S'innalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'innalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
LETTERA N. 7
in questi giorni ho riletto molte delle storie, delle lettere, delle poesie che avete scritto, oltre alle pagine di diario e di pensieri su come è cambiata la vostra vita in queste settimane.
Mi sono emozionato. Mi ha colpito la vostra sincerità, la semplicità con cui avete espresso i vostri sentimenti, le vostre preoccupazioni, le vostre speranze per il futuro.
La scrittura, in qualche modo, vi ha rasserenati, vi ha permesso di portare alla luce emozioni e pensieri che altrimenti rischiavano di ingorgarsi dentro di voi e di soffocarvi.
I benefici dello scrivere sono immensi e io li sperimento ormai da trent'anni, cioè da quando ho cominciato a pubblicare libri.
In realtà, dovrei dire da molto di più. Il gusto per la scrittura e il piacere di raccontare, infatti, li ho scoperti sin da quando ero ragazzo.
Leggendo i vostri testi, mi sono domandato quali impressioni proverete a rileggerli tra cinque, dieci anni. Contengono dei ricordi che rimarranno indelebili, anche se la memoria, forse, vorrà cancellarli perché rievocano giorni difficili della vostra infanzia.
Ma non dobbiamo avere paura dei nostri ricordi. Fanno parte della nostra vita, raccontano momenti della nostra storia, ci rendono quelli che siamo.
Tuttavia, non dobbiamo lasciare che ci assillino, perché il nostro sguardo dev'essere rivolto avanti, alle cose belle e buone che possiamo ancora fare per noi e per gli altri.
Perciò quanto avete scritto è importante e prezioso. I bambini, se ne hanno la possibilità e gli adulti glielo permettono senza intimidirli, danno voce ai bisogni di tutti, non hanno nulla da nascondere, non hanno riguardi per chi vuole imporre false verità.
Allora anche gli adulti, leggendo i loro scritti, si sorprendono a dire: -È quello che penso anch'io, ma non avevo il coraggio di dirlo e la chiarezza di mente per dirlo.
In questi giorni vi sentite come dei prigionieri, perché i vostri corpi hanno bisogno di spazi dove muoversi liberi, adoperando tutta l'energia della quale sono carichi alla vostra età.
Perciò avete ragione a chiedere che la reclusione in casa sia spezzata almeno per voi e vi sia concesso di riprendere il contatto con la terra, per così dire, e con la natura, della quale non potete fare a meno, così come lei non può fare a meno di voi.
Penso che il mese prossimo i vostri bisogni e i vostri desideri saranno soddisfatti, sia pure parzialmente, e che, in un modo o in un altro, potrete accedere nuovamente ai giardini, ai parchi e così via.
Dunque, ancora uno sforzo. Allora gusterete meglio il senso della libertà e praticherete con più convinzione il rispetto verso il mondo che ci ospita come un'unica grande famiglia.
2.
Nella mia libreria c'è un libro di uno scrittore americano molto originale. Si chiamava Joe Brainard.
Il libro si intitola: Mi ricordo ed è composto di ricordi brevissimi ma molto significativi per lo scrittore.
Tutti cominciano con Mi ricordo.
Mi ricordo che le ciliegie erano molto care.
Mi ricordo "una mela al giorno leva il medico di torno"
Mi ricordo le storie che mia madre mi raccontava a proposito delle cose buffe che facevo da piccolo.
Perché non provate anche voi a scrivere due, tre o più frasi che cominciano con Mi ricordo?
Li raccoglieremo tutti sul sito e li leggeremo insieme, condividendo i nostri ricordi, a volte piacevoli, a volte buffi, a volte imbarazzanti.
Buona settimana a tutti
Angelo
LETTERA N. 6
Un momento, Angelo, direte: -Perché non cominci con "Cari bambini", come nelle altre lettere?
Perché in queste settimane ho l'impressione che stiate crescendo più in fretta. Chi cresce più in fretta? Chi si assume delle responsabilità maggiori di quelle che comporta l'età.
È quello che state facendo voi. Restare chiusi in casa, inventarsi nuove attività, rendersi utili in tanti modi, fare scuola in modo insolito, accettare di non essere liberi come siete sempre stati, guardare dalla finestra gli spazi che vi sono più cari, dai parchi ai giardini…Ebbene, per fare tutto questo ci vogliono pazienza, spirito di sopportazione, coraggio.
Secondo me, noi adulti dobbiamo essere orgogliosi di come vi state comportando in una situazione difficile per tutti e, soprattutto, per voi. Dobbiamo essere orgogliosi e ringraziarvi, perché state contribuendo a sconfiggere questo odioso virus che vorrebbe farci odiare la vita, mentre, al contrario, ce la fa amare più che mai.
Dunque, non molliamo, non mollate.
Questa Pasqua sarà diversa dalle altre. Conoscete il proverbio "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi"?
Ebbene, quest'anno il proverbio non vale. Questa festività in piena primavera dovrete passarla in casa con le persone a voi più vicine.
Bisogna essere risoluti fino in fondo e non farsi prendere dalla tentazione di esserlo a metà. Di giornate assolate come queste ce ne saranno a migliaia nella vostra vita. Dunque, non prendiamocela troppo se dovremo rinunciare alle prossime.
2.Questa settimana si conclude la pubblicazione dei miei racconti sul sito: 40 in tutto. È stata una bella maratona. Alcuni sono piaciuti più degli altri, ciascuno ha avuto i suoi preferiti. Così dev'essere. Uno scrittore fa del suo meglio per piacere ai suoi lettori, ma in certi momenti può capitare che sia più distratto, che la sua fantasia si addormenti. Allora può anche annoiare. Bisogna che i lettori siano indulgenti. Scrivere è una gioia e una fatica, un piacere e un tormento, a volte. E tuttavia i lettori hanno sempre il diritto di scegliere, di dare la loro preferenza a questa o a quella storia.
Ma tornando a noi, mi chiederete: -Allora dopo i racconti ci lasci a secco? Non ci offri nient'altro di nuovo da leggere?
Vediamo. Sapete che in questi giorni molti volontari stanno portando del cibo a casa di chi non può permettersi di comprarlo, perché momentaneamente non lavora o per altre ragioni. Un bel gesto di solidarietà.
Io posso offrirvi, attraverso il mio sito, solo del cibo per la mente, non meno importante di quello che serve a mantenere il corpo in salute.
Allora, dopo i racconti, mi prendo una settimana di pausa e, a partire da lunedì 20 aprile, metterò online, indovinate un po' cosa? Un libro nuovo e inedito di Valentina da leggere prima che esca eventualmente in libreria.
Credo che lo intitolerò PROFESSORESSA VALENTINA.
È un libro che comincia esattamente dove finiva IL LIBRO CUORE DI VALENTINA. Ossia dopo le vacanze estive, a settembre, all'inizio della seconda media. Dunque, è un libro per i più grandicelli di voi. Ma, come sapete, io scrivo con molta semplicità. Perciò sono certo che tanti capitoli del libro potranno essere letti anche dai più piccoli, magari con i loro genitori.
3. Sapete cos'è uno stornello? Si tratta di una poesia breve di tre versi. Il primo verso contiene l'invocazione generica a un fiore. Gli altri due sono più lunghi e il terzo verso deve fare rima col primo.
Vi faccio alcuni esempi tratti dal libro A SCUOLA DI ENIGMISTICA, che ho scritto con Marino Cassini.
Eccoli:
Fior di ciclamino:
non sai attaccare
nemmeno un bottoncino.
Fiore di pesco:
a fischiare come un merlo provo,
ma non ci riesco.
Fior di violetta:
io non uso mai
le posate usa e getta.
In questi tre stornelli non ho rispettato la regola. Infatti, il primo verso dovrebbe essere di 5 sillabe, gli altri due di 11. Non rispettatela nemmeno voi, se non ci riuscite.
Naturalmente su uno stesso fiore potete scrivere anche più di uno stornello.
Volete provarci?
4. A proposito di Marino Cassini, vi invito a conoscere meglio questo scrittore. Marino è stato per vent'anni Direttore della Biblioteca Internazionale per la Gioventù E.De Amicis di Genova. Una carica prestigiosa che ha ricoperto con impegno e passione. Ma ha anche scritto molti libri e racconti per ragazzi, pluripremiati.
Inoltre, è un inventore che non ha pari, secondo me, di giochi enigmistici di ogni genere. Vi trascrivo l'indirizzo del suo sito, perché possiate verificarlo di persona.
Eccolo: www.marinocassini.it
Marino Cassini è anche un grande umorista. Perciò nel suo sito troverete anche tante occasioni per ridere e divertirvi(e oggi ne abbiamo molto bisogno, no?).
Vi offro un esempio, attinto dal suo sito, di quelle che lui chiama Barzerime.
Impaurito sotto i ferri del dentista
aspettava con timore la sentenza.
E già la si leggeva a prima vista
su chi dei denti aveva competenza.
"Qui nel molare c'è una gran caverna."
fu l'amaro responso del dottore.
"Qui nel molare c'è una gran caverna."
"Perché me lo ripete? Non ha cuore!"
"Ma io non le ripeto proprio niente:
è l'eco di caverna del suo dente."
Ma a proposito di umorismo, si può anche insegnare a ridere. Uno che ha saputo farlo benissimo è stato Domenico Volpi, con un libro utilissimo per insegnanti e genitori che si intitola: DIDATTICA DELL'UMORISMO.
Cercatelo, farà bene a tutti.
Infine, per rimanere in argomento, qualche poesia di un poeta che sapeva far ridere anche i piccolissimi con la sua sbrigliata fantasia. Si chiamava Toti Scialoja.
Sul davanzale i passeri
piluccano uva passa,
è come se sapessero
quanto la vita passa.
C'è un tarlo invisibile
che va in visibilio
nel vecchio comò;
amando il mobilio
mi chiedo se farlo
tacere potrò.
Buona settimana a tutti.
Angelo
P.S. Dimenticavo: chi ha continuato la storia di Flaminia, può confrontare la sua versione con la mia: la trova nel libro di Valentina intitolato UN SOGNO TRA LE RIGHE
LETTERA N. 5
rieccoci ancora una volta. Per me questa lettera è un bell'appuntamento, perché mi permette di dialogare con voi, con le vostre insegnanti e anche con gli altri adulti che si occupano di organizzare le vostre giornate.
Tuttavia, sarò contento quando un giorno scriverò la mia ultima lettera del lunedì. Vorrà dire che tutto sarà tornato nella normalità, che voi sarete tornati a scuola, che avrete ripreso a giocare nei cortili, a frequentare parchi e giardini, a rivedere i vostri amici dal vivo e non attraverso lo schermo di un computer o di un telefonino.
Quel momento, presto o tardi, arriverà, questo è sicuro. Tutto quanto avete scritto in queste settimane rimarrà a lungo sul mio sito, come ricordo di un periodo difficile della vostra vita, da mettersi alle spalle, ma da non dimenticare.
Noi siamo quello che le nostre esperienze ci insegnano. Nonostante tutto, avremo imparato qualcosa di essenziale anche da questa esperienza che ha coinvolto grandi e piccoli, vicini e lontani.
Dobbiamo sentirci tutti parte di un unico mondo, nel quale dobbiamo vivere aiutandoci a vicenda e rispettando la natura, di cui facciamo parte come esseri umani.
Tante malattie insorgono perché non rispettiamo le regole della natura, facendo violenza all'equilibrio del nostro pianeta, distruggendo foreste, inquinando i terreni e le acque, sfruttando gli animali oltre ogni limite.
Non siamo i padroni del mondo, ma solo degli amministratori che hanno il compito di preservare le sue preziose risorse per noi e le generazioni che verranno.
I bambini lo capiscono prima e meglio dei grandi. E questa è una buona cosa, perché un giorno saranno loro i grandi e dovranno prendere decisioni importanti per tutti.
SCRIVO UNA LETTERA A….
Vogliamo parlare di animali? Di quelli che abbiamo in casa e che ci fanno compagnia?
In questi giorni stanno con noi più spesso, perché siamo reclusi tra le pareti domestiche. Sono più tranquilli? O più irrequieti perché sentono che c'è qualcosa di diverso nell'aria e nel comportamento delle persone?
Nel libro IL VIAGGIO IN EUROPA DI VALENTINA, parlando della città di Berna, in Svizzera, ho ricordato un grande pittore: Paul Klee.
Paul Klee amava molto i gatti, che gli tenevano compagnia mentre dipingeva. Era molto affezionato soprattutto a uno, che aveva chiamato BIMBO.
Quando Paul fu ricoverato in ospedale per curare una lunga malattia, aveva una grande nostalgia del suo gatto, che non poteva vedere e accarezzare.
Allora cosa fece? Cominciò a scrivergli delle lettere: proprio così.
Che ne dite di scriverne una anche voi al vostro animale domestico preferito?
Ecco quella che ho pensato di scrivere io alla mia gatta Luna.
Cara Luna,
come mai in questi giorni sei più affettuosa del solito? Forse perché mi vedi quasi sempre in casa? Mi salti sulle ginocchia quando faccio un pisolino, mi segui quando mi muovo da una stanza all'altra per fare un po' di moto.
Mi ricordo di quando sei entrata a far parte della mia vita. Qualcuno ti aveva incontrata mentre girovagavi senza meta con i tuoi piccoli nelle strade di Casalborgone, vi aveva raccolti e portati da una veterinaria mia amica.
Avevo perso una gatta da poco e Valeria, la veterinaria, mi disse: -Angelo, che ne dici di prendere in casa una trovatella?
-Vengo a vederla - le risposi.
Eri piccola, magra, denutrita. Ma avevi fame più di affetto che di cibo. E io ne avevo molto da dartene.
Ti portai subito con me e da allora invecchi in pace in queste stanze colme di libri.
Quando guardi la strada dalla finestra, mi metto al tuo fianco e mi chiedo se ti tornano alla mente le memorie della tua vita randagia.
Sono sicuro che anche i gatti hanno i loro ricordi e non dimenticano il bene e il male che fanno parte della loro storia.
E se qualcuno non ha un animale cui scrivere? Può scrivere una lettera a chi vuole: un compagno, un amico, un nonno, qualcuno che non sente da molto tempo. Va bene anche una lettera a mamma o a papà.
TRIANGOLO DI PAROLE
Ci sono parole corte e parole lunghe. Lunghe fino a quanto? vi chiederete. Fino ad essere composte anche da 14, 15, 16 e più lettere.
Non devono essere per forza parole che indicano un oggetto, un animale, una persona o una qualità astratta, come "generosità", "indulgenza", "straordinarietà" e così via.
Ci sono anche delle voci verbali belle lunghe. Per esempio: "accompagnerebbero", "addomesticheremmo" che sono composte di ben 17 lettere.
A scuola proponevo ai bambini di costruire dei "triangoli" di parole.
Si comincia da una parola di una sola lettera(una vocale: a, e, i, o, u) e le altre, via via più lunghe con una lettera in più, si mettono una sotto l'altra. Alla fine, si costruisce un triangolo.
Meglio darvi un esempio.
Eccolo:
a
la
mia
sole
treno
marina
maestra
aquilone
cassettina
sconfiggere
abbrustolito
abbigliamento
accalappiacani
acchiappanuvoli
bamboleggiamenti
estemporaneamente
Non dovete per forza arrivare a una parola finale di 17 lettere. Basta anche fermarsi a una di dieci.
Ma qualcuno, chissà, potrebbe arrivare anche a una parola di 20 lettere. Una bella sfida.
Provateci.
IL LIBRO
In questi giorni sto leggendo più del solito. Perciò vi regalo una poesia che ho scritto sui libri.
Il libro
Un libro d'avventure
freme sullo scaffale,
è pieno di paure
che però non fan male.
Un libro di poesie
vuol essere cullato,
è pieno di fantasie
che un poeta ha sognato.
Un libro tutto vero
è pieno di tanta vita,
l'ha scritto un romanziere
che tutta l'ha patita.
Un libro di misteri
attrae chi si annoia,
riempie di pensieri,
regala qualche gioia.
I libri in libreria
non amano star chiusi,
son pieni di malia
vogliono che li usi,
racchiudono sorprese
per chi li sa sfogliare,
aprono pianure estese
a chi non sa più amare.
Nella sezione "DIARI E PENSIERI DI GIORNI DIFFICILI" trovate una poesia scritta da un adulto, Massimo Trombi. È una poesia che potete leggere e commentare con i vostri genitori o le vostre insegnanti.
Massimo è un libraio molto amato dai bambini. A BINARIA, Centro Commensale. Fabbrica del Gruppo Abele, a Torino, legge tante storie a piccoli e grandi. In queste settimane non può farlo, perché la libreria è chiusa.
Ma appena riaprirà, i bambini torneranno ad affollarla con i loro genitori. E sarà festa ad ogni incontro.
Un abbraccio a tutti. Al prossimo lunedì.
Angelo
LETTERA N. 4
comincio col farvi i miei complimenti per tutti i testi con i quali state rendendo ricco e bello il sito. Le vostre filastrocche, i vostri pensieri, le vostre storie, le vostre lettere dimostrano che scrivere aiuta a stare meglio, ad affrontare con più forza e serenità i momenti difficili.
Scommetto che non avete mai scritto tanto come in questi giorni. E, ciò che più conta, non state facendo degli esercizi inutili. State scrivendo per esprimere ciò che vi sta più a cuore, per dare voce ai vostri sentimenti e alle vostre emozioni, ai vostri dubbi e alle vostre paure, per condividere con gli altri esperienze indimenticabili.
In queste settimane, molte persone che non conosceremo mai stanno leggendo i vostri scritti, si stanno riconoscendo nelle vostre parole.
Avete capito che non si scrive solo per scrivere, ma per comunicare, per allacciare un dialogo, per confrontarsi con gli altri, per sentirsi meno soli.
Questo è un insegnamento importante che non dimenticherete più. Uno scrittore non scrive mai solo per sé stesso. I libri cui dà vita, uscendo dalle sue mani, intraprendono un viaggio in cui faranno molti incontri.
Chi li leggerà in casa, chi sulla panchina di un parco, chi in treno, chi in aereo, chi a scuola, chi su un prato, chi in una stanza di ospedale.
Anche i vostri scritti, attraverso il mio sito, hanno intrapreso un viaggio, stanno incontrando e incontreranno tanti sconosciuti che li leggeranno, li mediteranno, sorprendendoli e meravigliandoli.
Spero che continuerete a farlo anche nelle prossime settimane, visto che il rientro a scuola ancora non è prevedibile.
Io cercherò di darvi una mano ad usare la scrittura in modo sensato, piacevole, intelligente.
Scrivere non deve essere un tormento, ma una gioia.
LE DEFINIZIONI
I miei alunni si costruivano un vocabolario individuale, dando delle definizioni personali alle parole per essi più significative.
Per esempio, ricordo che Patrizia, a proposito della parola ALLEGRIA, scrisse: "Quando sono allegra, è come se mi sentissi piena di un'acqua fresca tinta di tanti colori e sono impaziente di rovesciarla fuori per colorare il mondo intorno a me".
Perché non provate anche voi a dare le vostre personali definizioni di alcune delle parole che vi propongo? Ma potete sceglierne altre che per voi sono più importanti e significative
Provate con :
ALLEGRIA, SILENZIO, SOGNO, AVVENTURA, AMICIZIA, PASSATO, PRESENTE, FUTURO, AFFETTO, GELOSIA, INVIDIA, GENTILEZZA, AMORE, CATTIVERIA, PAURA, DOLORE, FATICA, MERAVIGLIA.
CONTINUA LA STORIA
In uno dei tanti libri di Valentina che ho scritto (non vi dirò quale, per il momento) c'è una storia che comincia così:
Flaminia, svegliandosi una mattina da un sogno tranquillo, si trovò trasformata in una variopinta farfalla.
Era adagiata sul guanciale e quando fece per allungare le braccia, si accorse che al loro posto aveva due ali.
Poteva muovere la testa in ogni direzione e così riuscì a contemplare i piccoli puntini rossi, le macchioline azzurre e le spirali verdi che facevano somigliare le sue ali a due tavolozze di colori….
Perché non continuate voi la storia? Lunedì prossimo vi dirò in quale libro di Valentina potrete trovare quella che ho scritto io, così potrete confrontare la vostra storia con la mia, notando differenze ed eventuali somiglianze.
Se è difficile trovare il libro, potrei ricopiare la mia storia in una delle prossime lettere del lunedì, così potrete leggerla senza problemi.
UNA POESIA PER LE MAESTRE
Nelle vostre poesie e filastrocche sulla scuola parlate molto delle vostre maestre, ne descrivete il carattere e le loro qualità che più apprezzate.
Insomma, le maestre sono importanti nella vostra vita. Chi può dubitarne?
Allora ho pensato di scrivere una poesia sul loro prezioso lavoro. Spero che piaccia a voi e a loro.
Eccola:
Le maestre vanno a scuola
tutte le mattine
a coltivare una aiuola
di bambini e di bambine.
Controllano che ci siano tutti,
chiedono notizie di chi manca.
I bambini sono come frutti
ed allevarli stanca.
Ma è bello vederli maturare
e crescere un poco al giorno,
sentirli raccontare
la vita che hanno intorno.
Le maestre ascoltano i loro sogni,
e se qualcuno dice: "Voglio volare"
non rispondono: "Questi son solo sogni".
Non si vola soltanto con le ali
ma anche con il cuore e le parole.
Con l'uno e con le altre sali
dalla terra fino al sole.
PICCOLA ANTOLOGIA PER I BAMBINI
Lettera ai bambini
È difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi.
Gianni Rodari
Il libro
Prese il libro, il bambino:
l'aprì, lesse, pensò.
Egli era in un giardino
di quanti fior non so.
Guardò intorno. Nel sole
Splendean cento colori,
ma disse: - Le parole
son più belle dei fiori.
Renzo Pezzani
Un bambino che legge
Un bambino che legge
si dimentica dei piedi,
ha schegge di luce
negli occhi ardenti.
Un bambino che legge
va lontano.
senza che nessuno
lo tenga per mano.
Angelo Petrosino
Un viandante passò da un paese. La gente era al lavoro: gli uomini nei campi, le donne al lavatoio, i bambini a scuola.
Non c'era che un agnellino per la strada: brucava erba tra i sassi e suonava un campanello.
-Benedetto questo paese - disse il viandante - che invece di un cane mette di guardia un agnello. La pace è meglio custodita dall'innocenza che dalla forza.
Renzo Pezzani (dal libro INNOCENZA, SEI, 1963)
PICCOLA ANTOLOGIA PER I GRANDI
La vita di un individuo ha senso soltanto se contribuisce a rendere la vita di ogni creatura più nobile e più bella. La vita è sacra, vale a dire che è il valore supremo al quale tutti gli altri vanno subordinati.
Quando il corso normale della vita quotidiana viene spezzato, ci rendiamo conto che siamo come dei naufraghi che cercano di tenersi in equilibrio su un pezzo di legno in mare aperto, dimentichi di dove sono venuti e senza sapere dove vanno.
Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere.
Condividere le gioie e le sofferenze degli altri, questo deve guidare l'uomo.
E' per me una gioia avere un figlio che ha ereditato il tratto principale del mio carattere: la capacità di elevarsi al di sopra della mera esistenza e di sacrificarsi a lungo per uno scopo che la trascende. Questo è il modo migliore, anzi l'unico attraverso il quale riusciamo a renderci indipendenti dalla nostra sorte individuale e dagli altri esseri umani
(Da: Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso, Oscar Mondadori, 1996).
UN SALUTO
Prima di chiudere questa lettera vorrei che ringraziaste insieme a me l'amico Giulio Di Bari. È lui che sta rendendo possibile questo dialogo prezioso tra me e voi. Si occupa del sito, gli dà il bell'aspetto che lo rende piacevole da consultare e da leggere, inserisce i miei racconti e i vostri testi, accoglie con pazienza le correzioni delle sviste in cui incorro.
Se qualcuno volesse scrivergli una lettera, è libero di farlo.
Ciao a tutti.
E mi raccomando: pazienza e coraggio, restando a casa. Ce la faremo!
Angelo
LETTERA N. 3
molti di voi speravano di tornare a scuola oggi. Invece il rientro nelle aule è rimandato ad aprile.
Dovete essere pazienti. Essere pazienti non vuol dire essere rassegnati, deboli, sfiduciati. Al contrario, vuol dire essere fiduciosi, resistenti, coraggiosi.
Chi è paziente è uno che sa affrontare le difficoltà e i sacrifici, sapendo che serviranno ad ottenere i risultati che si aspetta dai suoi sforzi.
Noi cosa ci aspettiamo dai sacrifici che, grandi e piccoli, stiamo facendo in queste settimane? Vogliamo sconfiggere il Coronavirus che il vostro compagno Simone ha ben rappresentato con il suo disegno nella pagina "Diari e pensieri di giorni difficili".
È questione di tempo, ma ce ne sbarazzeremo. Poi voi tornerete a scuola, i vostri genitori andranno a lavorare come hanno sempre fatto, i giardini e i parchi si riempiranno di nuovo di mamme, di papà, di nonni e di bambini, abbracceremo senza timore le persone cui vogliamo bene.
Dai giornali, dalla televisione, da internet non arrivano soltanto notizie tristi e malinconiche. Arrivano anche notizie belle.
Non è una notizia bella sapere che tanti ragazzi più grandi di voi si rendono disponibili ad aiutare gli anziani e i più deboli, facendo loro la spesa senza costringerli ad uscire di casa? O procurando e consegnando a domicilio i medicinali di cui hanno bisogno?
Non è confortante vedere che i giovani aiutano i vecchi, che i nipoti si mettono al servizio dei nonni, che le generazioni si sentono unite nel momento del bisogno?
La vita prospera e regala gioie se ci sentiamo tutti responsabili gli uni degli altri. Ce ne stavamo dimenticando negli ultimi tempi. Questa prova difficile ce lo ha ricordato e ci sta rendendo migliori e più forti.
In questi giorni la primavera si fa sentire con più vigore. La temperatura si addolcisce, alcune piante sono già fiorite, i rami degli alberi cominciano a gonfiarsi di gemme impazienti di schiudersi.
La primavera non è meno bella perché guardiamo dalle finestre e dai balconi i viali alberati o i giardinetti con le loro panchine deserte.
Quelli di voi, invece, che vivono in campagna, in contatto più diretto con la natura, potranno deliziarsi non solo con i suoi colori, ma gustarla anche con i suoi profumi. Noi che viviamo in città annuseremo quelli che il vento ci porterà in casa.
La vita scorre, non si arresta, ci chiede di partecipare con entusiasmo, passione, coraggio. Nessuno deve tirarsi indietro, perché questo mondo è di tutti, quindi anche nostro.
La scuola
Nelle vostre lettere, nei vostri pensieri, nelle vostre riflessioni, torna con insistenza la scuola.
È naturale. La scuola non è soltanto un luogo dove si apprendono lingua e matematica, storia e geografia. A scuola si impara anche a vivere e a costruire il proprio personale futuro. Giorno per giorno, giocando, discutendo, ascoltando, voi crescete, cambiate, modificate il vostro carattere, scoprite aspetti di voi che ignoravate. Questo succede perché ogni giorno vi confrontate con gli altri: con i vostri compagni e con vostri insegnanti.
Sono andato in moltissime scuole nel corso di trent'anni, sono entrato in centinaia di aule e le ho viste cambiare nel tempo. Oggi è normale avere in classe una LIM alla parete, un computer su un banco o sulla scrivania dell'insegnante. Trent'anni fa non era così.
E sessanta, settant'anni fa? Bisognerebbe chiedere ai nonni o ai bisnonni. Ma ci sono poeti, che hanno frequentato quelle scuole, che ce le hanno descritte com'erano.
Io ho trovato la poesia di un poeta che un tempo era molto amato e che ci ha fornito della scuola dei vostri nonni un ritratto affettuoso e nostalgico.
Quel poeta si chiamava Renzo Pezzani e per qualche anno aveva fatto il maestro. Era stato un maestro che faceva scuola in modo brioso, che non annoiava i suoi alunni e li voleva aperti e creativi.
Ecco la sua poesia
La scuola
Come il mulino odora di farina,
e la chiesa d'incenso e cera fina,
sa di gesso la scuola.
E' il buon odor che lascia ogni parola
scritta sulla lavagna,
come un fioretto in mezzo alla campagna.
Tutto qui dentro è bello e sa di buono.
La campanella manda un dolce suono,
e a una parete c'è una croce appesa…
pare d'essere in chiesa:
s'entra senza cappello,
si parla a voce bassa,
si risponde all'appello…
Oh, nella scuola il tempo come passa!
S'apre il libro, si legge e la signora
spiega, per chi non sa, or questo or quello
come in un gioco: un gioco così bello
che quando di fa l'ora
d'uscir, vorremmo che durasse ancora.
Come il mulino odora di farina
e la chiesa d'incenso e cera fina,
la casa prende odor dal pane nostro
e la scuola dal gesso e dall'inchiostro.
Leggetela con attenzione e confrontate la vostra scuola con quella del poeta e maestro Pezzani.
La testa e il cuore.
La mia proposta di inventare una filastrocca sulla tabellina del sei è stata accolta da molti di voi.
Me ne sono arrivate parecchie, tutte molto belle e divertenti. Soprattutto dagli alunni delle maestre Anna e Simona della scuola Anna Frank di Druento.
Chissà se sono state scritte con l'aiuto dei genitori a casa. Me lo auguro! Non c'è esperienza più bella di quella dei grandi che si fanno complici dei piccoli nell'inventare storie, filastrocche o nel risolvere giochi linguistici. Si impara insieme, mettendo in comune esperienze diverse.
Oggi vorrei che vi concentraste su due parole molto importanti: testa e cuore.
In questi giorni più che mai dobbiamo ragionare con la testa, per prendere le decisioni giuste, e sentire con il cuore, per essere vicini agli altri.
La testa e il cuore hanno dato vita a un grande numero di modi di dire, che sono molto interessanti da analizzare.
Di certo avete in casa un grande vocabolario, anche se non è recente e appartiene all'esperienza scolastica dei vostri genitori. Se non lo avete, potete consultarne uno su internet.
Cercate sul vocabolario queste due parole e annotate su un quaderno tutti i modi di dire che le riguardano.
Ve ne elenco alcuni con il loro significato.
Prendiamo cuore:
amico del cuore: amico prediletto
col cuore in mano: sinceramente, con franchezza
avere a cuore qualcosa: averla molto cara
Con testa:
dalla testa ai piedi: completamente, in tutto il corpo.
grattarsi la testa: mostrare indecisione, perplessità
camminare a testa alta: avere orgogliosa coscienza della propria onestà
Secondo me con "cuore" ce ne sono molti di più che con "testa". Verificate da soli.
A lunedì prossimo.
Ciao a tutti
Angelo
LETTERA N. 2
buona settimana a tutti. Perché la settimana sia buona, dovete metterci un po' di impegno anche voi. Guardate con fiducia ai prossimi giorni e cominciate a organizzarvi per trascorrerli il più serenamente possibile.
Ragionatene con gli adulti che avete intorno, dai genitori ai nonni, considerate gli impegni che ha ciascuno di loro e come si possono conciliare con i vostri.
I vostri insegnanti sono lontani, ma sono anche vicini, perché potete ascoltarli in video o potete scrivere loro attraverso una mail.
Poi ci sono i vostri compagni e i vostri amici. Anche con loro potete scrivervi o sentirvi al telefono per fare una chiacchierata.
Ma se non abitate lontano, potete anche vedervi, fare una passeggiata insieme a un adulto dove non ci sia folla, ai giardinetti o in un parco vicino casa.
Questo sarà più difficile per quelli di voi che vivono in una zona dove il contagio è più diffuso. In questo caso, stare in casa è la scelta migliore. Non durerà per sempre e questa esperienza insegnerà a tutti qualcosa.
Per esempio, che la nostra vita è legata a quella degli altri più di quanto non crediamo. Questo significa che dobbiamo praticare la solidarietà quotidianamente e in tutte le occasioni. Aiutarsi reciprocamente fa bene a tutti.
Chissà quante famiglie, in questi giorni, si stanno sostenendo a vicenda. Chissà quanti di voi sono ospitati da vicini di casa o da amici mentre mamma e papà sono assenti.
Per non parlare dei nonni, preziosi sempre quando c'è bisogno di un aiuto in famiglia.
Lo so per esperienza. Quando insegnavo, ne vedevo tanti che si occupavano dei nipotini sia prelevandoli da scuola, sia accompagnandoli ai giardini o in piscina, sia custodendoli a casa finché i genitori non tornavano alla base stanchi dal lavoro o dopo essersi destreggiati a lungo nel traffico.
Alcuni di voi torneranno a scuola dopo il 15 marzo, altri dovranno restare a casa fino al 3 aprile.
Non guardate soltanto alle difficoltà di questi momenti, pensate ai giorni che verranno, quando riprenderete la vita cui siete abituati. Bisogna concentrarsi sul presente, ma guardando sempre al prossimo futuro. E chi più di voi ha il diritto di farlo, visto che avete una lunga vita davanti a voi?
Continuate a scrivere i vostri pensieri e a mandarmeli, per metterli nella pagina-vetrina a voi dedicata, dove potremo leggerli in tanti e condividerli.
Adesso parliamo d'altro.
In questi giorni ho finito di correggere le bozze di LE AVVENTURE DELLA GATTA LUDOVICA.
Cosa sono le bozze? Sono dei fogli sui quali viene stampato il testo non definitivo di un libro. Li si manda allo scrittore e gli si chiede di controllare se ci sono degli errori da correggere, se vuole modificare qualche frase, aggiungerne altre e così via.
Io non ho avuto quasi nulla da correggere o da cambiare, perché avevo letto con molta attenzione i singoli capitoli del libro prima di pubblicarli sul mio sito.
Le bozze che mi hanno inviato dalla casa editrice erano impaginate con le illustrazioni di Sara Not. Sono bellissime, sono colorate e sono tante. Molte sono riprodotte a tutta pagina e sono una gioia per gli occhi.
So che aspettate con impazienza di avere il libro tra le mani. Non dovete aspettare molto.
Il libro sarà in libreria il 12 maggio e sarà presentato al Salone del Libro di Torino subito dopo. Sono certo che vi terrà buona compagnia per tutta l'estate.
Adesso che ne dite di condire questa lettera con un po' di umorismo?
Vi riporto una filastrocca sulla tabellina del 7 che prendo dal mio libro A scuola di enigmistica.
Eccola:
Sette per uno sette.
Melone, ti faccio a fette.
Sette per due quattordici.
Voglio un paio di forbici.
Sette per tre ventuno.
Tre bacetti per ciascuno.
Sette per quattro ventotto.
Appena esce il sole, mi scotto.
Sette per cinque trentacinque.
Il mio gatto è davvero pingue.
Sette per sei quarantadue.
Tutte le colpe son solo tue.
Sette per sette quarantanove.
Un poco piove, un poco spiove.
Sette per otto cinquantasei.
Come son bui gli ipogei.
Sette per nove sessantatré.
Ma un ipogeo, cos'è?
Sette per dieci settanta.
La mia pazienza non è tanta.
Perché non provate a scrivere voi quella del 6? Vi suggerisco l'inizio, che però potete cambiare a piacere:
Sei per uno sei.
Per favore, mi dia del lei.
Sei per due dodici.
In questo negozio, prezzi modici.
Sei per tre diciotto.
Preparo un buon risotto.
Continuate voi.
A lunedì prossimo.
Un saluto affettuoso a tutti.
Angelo
LETTERA N. 1
forse chi non vi conosce bene pensa che in questi giorni di lontananza forzata da scuola, per molti di voi è una festa. Non si studia o si studia poco, non ci sono compiti da fare, ci si può alzare più tardi la mattina, si può guardare di più la televisione…
Tutto qui? Voi sapete bene che a scuola si possono fare molte più cose, più interessanti e più varie.
Si incontrano i compagni, si gioca insieme durante gli intervalli, ci si scambia merende e figurine, si raccontano segreti agli amici del cuore, si ascoltano le storie lette dalle maestre, si condividono piccole e grandi gioie, si festeggiano compleanni.
E si studia, naturalmente. Lo studio costa fatica, ma è anche un'occasione per mettere in evidenza le vostre abilità, i vostri interessi per una o un'altra materia, per provare l'orgoglio di avere fatto qualcosa che ha richiesto tempo e pazienza per essere preparata bene.
A scuola vivete la vostra vita e la confrontate con quella degli altri,
mettete alla prova la vostra forza e scoprite, a volte con sorpresa, le vostre debolezze. Provate tante emozioni e tanti sentimenti, più di quanti ne provate a casa, nella strada, in ogni altro luogo che frequentate per svolgere una attività o per divertirvi.
Nella scuola crescete giorno dopo giorno, vi preparate a diventare grandi attraverso prove ed errori. E non vi sentite mai soli. C'è sempre qualcuno che vi cerca, che ha bisogno di voi, e qualcuno di cui voi avete bisogno per un giorno o un'ora.
Perciò sono sicuro che in questi giorni in cui sentite parlare i grandi di malattia, di febbre, di igiene personale, di precauzioni, non siete tanto contenti di dover restare a casa.
Chi l'ha deciso, lo ha fatto perché ha a cuore il vostro benessere e la vostra salute. Ma questa pausa terminerà. Riempite questo vuoto leggendo, dedicandovi alle vostre attività preferite, ascoltando le vostre insegnanti che, munite di computer, vi fanno lezione a distanza e vi dicono che anche a loro la scuola manca e che non vedono l'ora di rivedervi in classe.
Dopo una sosta, si riprende a correre più veloci di prima. E voi siete i migliori corridori della vita.
Appuntamento a lunedi' per una nuova lettera!
© Angelo Petrosino. E' vietato riprodurre su altri siti o piattaforme anche piccole parti del testo senza il consenso esplicito dell'autore.