Un mistero per Valentina2001, Edizioni Piemme - MilanoLETTERE ANONIME E TERRORISTIUna volta scrissi due lettere anonime al maestro. Non per minacciarlo, ma per metterlo in guardia. Dato che si faceva troppe coccole con la maestra Giulietta, gli scrissi che doveva controllarsi. Se fosse scoppiato uno scandalo, lo avrebbero cacciato dalla scuola. E io non volevo che succedesse, perché lui come maestro mi piace molto. Mi emozionai a scrivere quelle lettere, e provai anche un po' di paura. Mi ricordo che le scrissi a macchina, perché il maestro non riconoscesse la mia calligrafia. Ma decisi che non lo avrei fatto mai più. Le cose, alla gente, mi piace dirgliele in faccia. Perché vi sto parlando di lettere anonime? Perché ieri ne ho trovata una nella cassetta della posta. Naturalmente non c'erano né il nome né l'indirizzo del mittente. C'erano solo il nome e il cognome di mio padre sulla parte anteriore della busta. - Chi gli avrà scritto? E chi l'avrà spedita? - Ho chiesto a mia madre consegnandole la busta. - Non l'hanno spedita, Valentina. L'hanno messa direttamente nella buca. Non vedi che non c'è il francobollo? Mio padre ha rigirato la busta tra le mani, poi l'ha aperta con precauzione, infine ha tirato fuori un foglietto scritto al computer e ha cominciato a leggere. Le fa comodo, vero?, nascondersi dietro la facciata dell'impiegato modello. Ma presto non potrà più ingannare nessuno. Io conosco bene il suo passato. Lei è un terrorista che ha seminato morte e distruzione. Mi mancano solo le ultime prove e poi potrò incastrarla. Pagherà, oh se pagherà! E non cerchi di fuggire.Io la troverò ovunque vada e so tutto di lei. Conosco persino il colore delle sue cravatte e la misura delle sue giacche. A presto, terrorista. Mio padre ha riletto la lettera, l'ha annusata e ci ha chiesto: - Cosa ne pensate? Mia madre si è messa a tremare e io le ho stretto un braccio dicendole: - È tutto uno scherzo, stai tranquilla. Poi ho chiesto a mio padre: - Chi è un terrorista? - Uno che uccide la gente perché è pazzo o perché è fanatico. - Allora tu non puoi essere stato un terrorista, papà. - Lo credo bene. E mi chiedo come mai questo cretino... - Dice che conosce il colore delle tue cravatte e la misura delle tue giacche. Vuol dire che ti spia da vicino, papà. - Tieni, Maria, brucia questa lettera - ha detto mio padre passando la lettera a mia madre. - No, ferma, la conservo io! - ho detto precipitosamente. - Se ne arrivano altre, possiamo confrontarle. E magari consegnarle alla polizia. Se ci trovano delle im -pronte digitali, finisce che lo arrestano a colpo sicuro. Mio padre mi ha guardata con ammirazione e mi ha chiesto: -Dove hai imparato a ragionare in questo modo? - Negli ultimi mesi ho letto una decina di gialli - gli ho risposto. - E di solito le cose vanno così. - Va bene, tieni la lettera e fanne quello che ti pare. Io ho afferrato la lettera per un lembo, l'ho ripiegata e sono andata a metterla in un cassetto della mia scrivania. Se devo essere sincera, ero un po' spaventata. Ero certa che si trattava del gesto di un esaltato. Ma un esaltato, di solito, è molto pericoloso e non va mai sottovalutato. |