| Un'amicizia speciale2005, Edizioni Piemme - MilanoUn compagno di nome Samuel
Samuel aveva circa otto anni quando fu iscritto nella mia classe, in prima elementare. Costretto su una sedia a rotelle, senza poter camminare né parlare, si esprimeva soprattutto con gli occhi, con il riso, con il pianto. Ogni tanto faceva degli scatti improvvisi, e allora sembrava voler fuggire dalla carrozzella. Abbiamo passato insieme cinque anni molto belli, imparando a poco a poco a cercarci, a capirci, a volerci bene. Poi per noi è arrivata la scuola media, mentre Samuel non l'ha potuta frequentare. Adesso è ospite di un istituto in cui persone affettuose e qualificate si prendono cura di lui. _Verrò a trovarti, te lo prometto_ gli dissi quando seppi la notizia. Samuel guardò Tazio, che si affrettò ad aggiungere: _Verrò anch'io, naturalmente. Ho proprio voglia di provare la carrozzella nuova di zecca che ti daranno. Samuel sorrise. Si ricordava benissimo delle corse che Tazio gli faceva fare nel corridoio o nel cortile della scuola. _Che spericolati!_ dicevo io quando li vedevo tutti contenti dopo la corsa. _E se vi fate male? Tazio e Samuel si guardavano sbellicandosi dalle risa. Come mai Tazio dedicava tanto tempo a Samuel, senza che nessuno glielo domandasse? Perché rinunciava a giocare a calcio con i compagni, per spingere la carrozzella fino alla buca della sabbia dove i bambini piccoli accoglievano Samuel dicendogli: "Ciao, amico"? Un giorno glielo chiesi. _Boh _ mi rispose. _Quando vedo le sue gambe immobili, mi viene una rabbia….Allora corro io al suo posto. E mentre il vento gli colpisce la faccia, mi sembra che sia Samuel ad andargli incontro. Hai visto lui com'è contento? Sì che lo vedevo. E quando Tazio mi chiese: _E tu, perché tante volte non salti alla corda con le tue amiche per stare con lui? _ gli risposi: _Forse provo la tua stessa rabbia. _Ride sempre quando state insieme. Che cosa gli racconti? _Storie, curiosità, pasticci e bisticci di bambine…. Io e Tazio avevamo imparato presto a voler bene a Samuel e a capire le sue esigenze.Tanto che davamo perfino dei consigli all'insegnante che si occupava di lui alcune ore al giorno, in modo che gli massaggiasse le mani, gli pulisse la bocca dopo avergli dato da mangiare, lo accarezzasse, gli parlasse tanto..... Ma a dedicarsi a Samuel era soprattutto Cristina, una delle operatrici della scuola. Ah, Cristina, non la dimenticherò mai. Era una donna buona e generosa, e una mamma dolce e comprensiva. _Cristina, sei davvero straordinaria _ le dicevo. _Nessuno sa capire Samuel come te. Gli si legge la gioia negli occhi appena arrivi la mattina! Sono un po' gelosa, sai? Credevo di essere io la ragazza cui Samuel era più affezionato.... _Non esageriamo, Valentina. Mi fai sentire troppo importante. Invece lo era veramente, e Samuel lo capiva benissimo. Quando Cristina spingeva la sua carrozzella canticchiando, quando lo coccolava e lo faceva riposare, il volto di Samuel era luminoso e sereno. Un giorno Cristina mi disse: _Mi mancherà molto quando finirà la scuola. Spero che incontri persone che lo guardino negli occhi e lo accarezzino come facciamo noi. Adesso è piccolo, ma quando sarà più grande….Be', non pensiamoci. La vita si affronta passo per passo |