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A scuola con Valentina

A scuola con Valentina

2001, Edizioni Piemme - Milano

IL MAESTRO CHE RACCONTA STORIE

Ah, com'era stato bello il viaggio in Cornovaglia! Stefi, l'amica della mia mamma, mi aveva fatto scoprire il piacere di viaggiare. Il giorno dopo il mio rientro in Italia dalla Cornovaglia sono tornata a scuola. Appena entrata in classe, il maestro mi ha detto:
-Adesso raccontami com'è andata. Io ho cominciato a raccontare e non riuscivo più a smettere.
- Insomma, una terra magica -ha detto a un certo punto il maestro.
- Fantastica. Secondo me dovresti andarci con tua moglie Giulietta.
- Avremmo proprio bisogno di fare una nuova luna di miele. La prima non è stata un granché. Grazie per il consiglio, Valentina. Ci penserà questa estate. Oggi pomeriggio ho detto a Ottilia:
-Forse il maestro andrà in Cornovaglia con Giulietta. Credo di averlo convinto.
- Il nostro maestro non è un maestro come tutti gli altri -ha osservato Ottilia.
- Ascolta i consigli dei suoi alunni!
- E ti piace?
- Altroché! Mi piace anche perché non fa mai prediche. È vero: il nostro maestro non fa mai prediche. Inoltre gli piace raccontare storie.
- Quand'ero bambino... -comincia.
E allora sì che ti viene voglia di stare ad ascoltarlo per ore!
- Davvero mangiavi i fiori e dormivi sugli alberi? -gli chiedo.
-Sì, anche se a volte mi venivano mal di pancia e raffreddori.
- E non avevi paura dei topi che entravano in casa?
- Erano topolini di campagna e li facevo scappare battendo pentole e coperchi.
- E non ti faceva senso pescare i rospi dagli stagni?
- Il loro muso mi incuriosiva troppo.
- Ne hai mai ucciso uno?
- No, ma ne ho visto morire uno sotto le ruote di un carro.
- E non avevi la televisione in casa? Non ci posso credere.
- Eppure è così. In compenso andavo spesso al cinema con i miei compagni e facevamo un gran fracasso quando gli indiani vincevano una battaglia.
- Allora sei stato un diavoletto, maestro.
- Diciamo pure un diavolaccio. Ma non me ne pento. Volevo divertirmi e l'ho fatto. Ah, sapete che una volta stavo per essere morso da una vipera?
- Davvero?
- Eccome! Stavo tornando dai campi con mio nonno. Era passato da poco mezzogiorno, si era in piena estate e faceva un caldo torrido. A un tratto inciampai in una pietra e feci appena in tempo ad alzare il piede, quando una vipera scattò per addentarmi una caviglia. Mio nonno mi urlò: «Corri, Angelo, corri!». Lui, però, era più lento di me, e la vipera filava dietro di noi come una freccia. Allora mio nonno si tolse la giacca e gliela lanciò addosso. La vipera si accanì sulla giacca di mio nonno e cominciò a morderla. Forse il sole le aveva dato alla testa. In pochi secondi deve avere buttato fuori tutto il veleno che aveva di scorta. «Be', ci è andata bene» disse mio nonno. «Sicuro che non ti ha morso?» «Sicuro», gli risposi alzando la gamba e dando un'occhiata alla caviglia. «Sei stato più veloce di lei. Ma anche fortunato. Era proprio infuriata. Su, torniamo a casa, adesso. L'abbiamo scampata bella.»
- Sei bravo a raccontare, maestro.
- Me l'ha insegnato mio nonno. Quando raccontava le storie, ci teneva inchiodati alla sedia e ci lasciava a bocca aperta.
- Ci racconti un altro fatto che ti è successo?
- Domani. Adesso facciamo un po' di geografia. Anzi, facciamola fare ad Annalee, che ha girato il mondo. Di cosa vuoi parlarci, Annalee?
- Di Parigi.
- Sentiamo.
- Parigi è bella, c'è la Senna, la torre Eiffel, Nôtre
-Dame e il Sacro Cuore. Inoltre ci sono tanti parchi e tanti giardini...