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La cugina di Valentina

La cugina di Valentina

2001, Edizioni Piemme - Milano

UN BOTTO E UN GRIDO

Ogni tanto mi capita di leggere sul giornale notizie di incidenti che avvengono in casa. Sembra proprio che siano parecchi. Scariche elettriche, incendi, esplosioni di gas e così via. A casa nostra, finora, non era mai successo niente di grave. Io non mi sono mai scottata col ferro da stiro, e Luca non ha mai bevuto detersivo per i piatti. Ma la vita è imprevedibile e non sai mai cosa ti aspetta dietro l'angolo.
- Non toccare mai la pentola a pressione -ha ripetuto la mamma a Luca negli ultimi giorni.
Mio padre l'ha comprata perché rende la cottura più veloce, ma mia madre non l'ha mai guardata con simpatia.
- È pericolosa - ha continuato a dire fino a stamattina. E:
-Stai lontano, Luca. Ma Luca ci gioca parecchio. A lui piace molto avvitare e svitare, montare e smontare qualsiasi cosa si trovi fra le mani.
- Voglio fare il meccanico -mi dice.
- Vedremo - gli dico io.
-Comunque la mamma ha ragione. La pentola a pressione non è un giocattolo. Ne ho sentite delle belle al riguardo. E stamattina ho dovuto sentire e vedere anche quello che è successo a mia madre.
- Ecco fatto -mi ha detto dopo aver fissato il coperchio.
-In pochi minuti sarà tutto pronto. Mangiamo e andiamo a trovare i nonni. Dopotutto l'idea di tuo padre non è stata cattiva. Con la pentola a pressione si risparmia tempo.
- Do una pulita al bagno, mamma.
- Grazie, Valentina.
Avevo appena messo della candeggina nel water, quando ho sentito un botto e un grido. Sono uscita di corsa dal bagno, e quando mi sono affacciata in cucina, ho visto mia madre stesa per terra, con un livido sulla fronte, priva di sensi. Sembrava morta, e il coperchio della pentola a pressione giaceva accanto a lei, un po' deformato sul bordo.
- Mamma! -ho gridato.
Mi sono inginocchiata accanto a lei, le ho sollevato la testa, e ho cercato di ricacciare indietro le lacrime. Mia madre respirava, aveva la bocca semichiusa e le palpebre le tremavano.
- Mamma! -ho ripetuto.
In quel momento qualcuno ha bussato alla porta. Ho posato delicatamente per terra la testa di mia madre, e sono corsa ad aprire, sperando che fosse mio padre. Invece era Luca, che tornava dal cortile sporco e sudato.
- Devo parlare con la mamma -ha detto.
- Luca, la mamma è svenuta. Stai vicino a lei. Io chiamo il pronto soccorso.
Ma quando l'ho accompagnato in cucina, mia madre aveva riaperto gli occhi e si era messa seduta.
- Cosa è successo? Dove.., dove sono...
- Il coperchio della pentola a pressione ti ha colpito sulla fronte -le ho risposto.
- Forse non l'avevi fissato bene.
- Quale coperchio? Di che pentola a pressione stai parlando? E tu... chi sei?
- Mamma, devi essere ancora stordita. Vieni, ti accompagno in camera tua. Così ti distendi un po' sul letto.
Mentre Luca guardava la mamma con aria interrogativa, io l'ho aiutata ad alzarsi. E, sostenendola con un braccio, l'ho accompagnata nella sua camera.
- Ecco, stenditi e chiudi gli occhi. Hai un bel bernoccolo sulla fronte. Vado a prenderti del ghiaccio.
- Grazie. Ma dove sono?
- Mamma, sei a casa tua. Su, distenditi... così.., e chiudi gli occhi. Abbasso le tapparelle. E non importa se oggi mangiamo più tardi. Vuol dire che dai nonni andremo domani.
- Nonni? Quali nonni?
- Mamma, non parlare. Vedrai che col ghiaccio il bernoccolo si sgonfia. Sei stata fortunata. Sapessi che paura mi sono presa quando ho sentito il botto e il grido e quando ti ho vista per terra come morta.
- Mi fa male la testa.
- Ci credo. Forse sarà meglio che andiamo all'ospedale. Ma se non torna papà, come facciamo? Dov'è andato?
- Chi?
-Papà.
- Io ho un papà?
- Mamma, sto parlando di mio padre, di tuo marito. Senti, adesso telefono al pronto soccorso. Mi sembri strana.
- Ho voglia di dormire.
- Luca, vieni qui! -ho gridato a mio fratello.
-Si può sapere dove ti sei cacciato? Luca è arrivato a testa bassa e ha mormorato:
-E' colpa mia.
- Di cosa parli? -gli ho chiesto.
- È colpa mia... è colpa mia.
- Be', mi spiegherai più tardi. Adesso stai con la mamma. Io vado a prendere il ghiaccio.